Allarme Onu, terra fino a 4 gradi più calda entro fine secolo
Roma, 2 feb . – (Adnkronos/Ign) – Salviamo il planeta. Allarme sul futuro del Pianeta dagli scienziati delle Nazioni Unite. Entro la fine del secolo le temperature sulla terra aumenteranno fra 1,8 e 4 gradi e lo scioglimento dei ghiacci in conseguenza della ‘febbre’ planetaria farà innalzare le acque da 18 a 59 centimetri.
Sotto accusa al 90% le emissioni di gas serra provocate dalle attività dell’uomo . A suonare l’allerta è l’attesissimo Quarto Rapporto sui cambiamenti climatici dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il panel internazionale sui Cambiamenti Climatici, al quale partecipano oltre 500 scienziati di tutto il mondo, presentato questa mattina nella sede dell’Unesco, a Parigi. Quindici pagine in tutto per fare la diagnosi sul futuro del Pianeta, frutto di un lavoro di oltre cinque anni per la parte scientifica e di quattro intense giornate di trattative diplomatiche. A Parigi è presente il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio , che chiede un’Agenzia dell’Onu per l’Ambiente.
L’Ipcc evidenzia che il surriscaldamento del Pianeta durerà un millennio e non si esclude che le temperature possano arrivare fino a 6,4 gradi centigradi. Dalla ‘fotografia’ tracciata dai circa 500 scienziati di 130 Paesi che hanno partecipato direttamente alla stesura del rapporto, emerge che nell’insieme, lo stato di salute del Pianeta Terra è decisamente peggiorato rispetto al precedente Check up del Terzo rapporto Ipcc, pubblicato nel 2001.
Gli scienziati dell’Onu sottolineano che in un futuro prossimo si rischia un forte aumento di fenomeni estremi, piogge torrenziali, uragani, siccità prolungate. Ma quali sono le principali novità che emergono dall’Ipcc? Tutte le proiezioni per gli scenari usati danno un riscaldamento durante il XXI secolo maggiore di quello del secolo precedente. E, entro il 2.100, secondo le proiezioni dell’Ipcc. le temperature della terra aumenteranno tra gli 1,8 e i 4 gradi ma non è escluso che se le emissioni di gas serra non saranno ridotte, l’incremento delle temperature possa superare i 6,4 gradi.
Il valore più probabile secondo l’Ipcc è pari a 3 gradi centigradi, mezzo grado in più rispetto al precedente rapporto. Inoltre per la prima volta ha trovato conferma il legame fra l’aumento delle temperature del mare e l’incremento dell’intensità degli uragani tropicali. Nel terzo Rapporto dell’Ipcc questa correlazione che molti esperti denunciavano da tempo, non era stata provata. Se l’aumento delle temperature dovesse protrarsi per cent’anni o più, il rischio potrebbe essere quello di portare, teoricamente, alla scomparsa dei ghiacci della Groenlandia. Le conseguenze, sottolinea il rapporto, sarebbero devastanti perché il livello dei mari potrebbe salire di 6 o anche sette metri.
Clima impazzito, allarme per la salute
Crescono in media di un grado le temperature in Italia e aumentano i rischi diretti per la salute Cambia il clima e peggiorano le condizioni di salute degli italiani. Parla il rapporto su Cambiamento climatico e salute in Italia , coordinato da Apat (Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici), Centro Europeo per Salute e Ambiente dell’ Oms . L’analisi effettuata ha avuto lo scopo di comprendere i rischi esistenti e potenziali per l’ambiente e l’uomo nel nostro Paese, negli scenari di esposizione dovuti ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo finale di rivedere il piano sanitario nazionale .
Un primo dato significativo riguarda l’innalzamento delle temperature : per ogni grado di aumento si calcola una media del 3% di crescita della mortalità. L’inquinamento da ozono, fonte di importanti patologie respiratorie, ha un impatto più rilevante con il caldo. L’acqua e le precipitazioni abbondanti incidono anche sul dissesto idrogeologico esponendo la popolazione a inondazioni e frane, con il conseguente carico di disabilità e morti.
Riferisce Roberto Bertollini, direttore Salute e ambiente Oms Europa: «Oggi insomma sperimentiamo su scala minore quello che accadrà in futuro» con l’allargamento della zona battuta dal caldo tropicale. Il sistema sanitario nazionale deve essere pronto a contrastare la diffusione di patologie «esotiche» che potrebbero colpire ampie zone del territorio italiano. Zanzare, zecche e pappataci sono vettori di agenti virali patogeni per l’uomo. Si rafforzano così malattie come la febbre del Nilo Occidentali e la Leishmaniosi. Encefaliti e malattie infettive hanno esteso la loro presenza, raggiungendo zone e altitudini fino a poco tempo fa a loro inospitali.
Il surriscaldamento avvenuto dell’ordine di 0,6-0,8 gradi è già sufficiente per alzare segnali d’allarme . Ad esempio nel caso dell’infezione da salmonellosi a parità di condizioni aumenta l’incidenza del 5 per cento ogni grado di innalzamento della temperatura. Mentre il bacillo del colera pare si concentri nelle zone ricche di alghe, più abbondanti in ragione del surriscaldamento dell’acqua. Ulteriore garanzia per la tutela della salute pubblica sarà il controllo e la disponibilità di acqua potabile .
Se da un lato occorre una viglianza costante per individuare i fenomeni che incidono sui cambiamenti climatici, dall’altro è necessario predisporre sistemi di intervento per i nuovi pericoli emersi in Italia.
Clima, un futuro sempre più caldo. Italia a rischio
Il clima della terra sta diventando sempre più caldo. Presto il prezzo da pagare sarà molto salato.
Nell’ultimo rapporto Onu sul cambiamento climatico è lanciato un avvertimento chiaro e terribile: se non si corre ai ripari l’umanità dovrà subire i pesanti effetti di carestie, siccità e inondazioni.
E occorre intervenire in fretta. “Le conseguenze del riscaldamento sono già in atto e stanno subendo un’accelerazione rispetto a quanto ci aspettavamo”, afferma Patricia Romero Lankao, del National Center for Atmospheric Research e co-autrice del rapporto.
L’aumento delle temperature è causato dalla maggiore concentrazione di gas serra, capaci di trattenere la radiazione solare impedendone la dispersione nello spazio.
L’attività umana ha intensificato la presenza in atmosfera dei gas serra. Sul banco degli imputati ci sono il metano derivante dall’allevamento intensivo e, soprattutto, l’anidride carbonica (CO2) per effetto dell’utilizzo dei combustibili fossili. Ogni anno vengono liberati nell’atmosfera circa 26,6 miliardi di tonnellate di CO2.
Gli eventi climatici estremi e maggiormente distruttivi sono già oggi una triste realtà. Questo surplus di calore non può non dare origine che a qualcosa di violento.
E’ il caso di ricordare la torrida estate del 2003, con le migliaia di vittime che causò in tutta Europa, per comprendere che l’effetto serra non è un allarme infondato, ma è la cruda realtà.
Il global warming sta interessando tutti i paesi del pianeta, Italia compresa. Il rapporto Peseta (Projections of economic impacts of climate change in sectors of Europe based on bottom-up analysis) della Commissione europea indica l’ambiente mediterraneo come il più esposto ai cambiamenti climatici. La penisola è a serio rischio di desertificazione – nell’autunno/inverno appena passati le precipitazioni hanno segnato un meno 25% – e di allagamento della città costiere a causa dell’innalzamento delle acque marine.
E’ necessario passare dall’inazione all’azione. Per proteggere il paese e per il suo sviluppo.
La prima mossa, apparentemente semplice, non può che essere quella del risparmio e dell’efficienza energetica. Perché consumare di meno, significa inquinare di meno.
Il rialzo delle temperature avrà effetti disastrosi in tutto il pianeta. Se non ci fermiamo in tempo
Ma che caldo fa? Non sarà più soltanto la tipica frase di stagione, ottima per sciogliere il ghiaccio (è il caso di dirlo…) in ascensore. La domanda è ormai entrata d’ufficio nei congressi scientifici e nei dibattiti pubblici di tutto il mondo. Un altro aspetto, forse tra i più preoccupanti , delle globalizzazione. Il recente Rapporto intergovernativo sui cambiamenti climatici presentato alla conferenza di Bruxelles del Gruppo intergovernativo di esperti sull’evoluzione del clima (Giec) è una delle voci più autorevoli in materia.
Lo scenario che presenta è decisamente poco allegro : all’attuale ritmo di produzione di gas serra, la temperatura della superficie terrestre crescerà di oltre 6 gradi nei prossimi cento anni. Questo vuol dire eventi catastrofici di tutti i tipi: inondazioni e siccità , chilometri di costa ingoiati dal mare che si alza per lo scioglimento della calotta polare, fenomeni tropicali (uragani ecc.) anche nelle zone temperate come il Mediterraneo. E ancora, estinzione di numerose specie animali e vegetali, diffusione di infezioni , enormi problemi di approvvigionamento idirico. Se ora le guerre si fanno per accaparrarsi il petrolio, a breve scoppieranno per la conquista dell’acqua . E i primi effetti di tutto questo si sentiranno già tra 20 anni soprattutto in Asia e in Africa.
Che il problema stia diventando urgente lo si capisce anche da un altro indizio : la classe politica, italiana e mondiale, comincia ad occuparsene e a produrre leggi a riguardo. Negli ultimi tempi anche in Italia sono diversi i provvedimenti che mirano alla riduzione dell’inquinamento . Innanzitutto incentivando i consumi energetici alternativi. Meglio tardi che mai. (A.D.M.).
Global warming, gli scenari e i rimedi
Il rialzo delle temperature avrà effetti disastrosi in tutto il pianeta. Se non ci fermiamo in tempo Ma che caldo fa? Non sarà più soltanto la tipica frase di stagione, ottima per sciogliere il ghiaccio (è il caso di dirlo…) in ascensore. La domanda è ormai entrata d’ufficio nei congressi scientifici e nei dibattiti pubblici di tutto il mondo.
Un altro aspetto, forse tra i più preoccupanti , delle globalizzazione. Il recente Rapporto intergovernativo sui cambiamenti climatici presentato alla conferenza di Bruxelles del Gruppo intergovernativo di esperti sull’evoluzione del clima (Giec) è una delle voci più autorevoli in materia.
Lo scenario che presenta è decisamente poco allegro : all’attuale ritmo di produzione di gas serra, la temperatura della superficie terrestre crescerà di oltre 6 gradi nei prossimi cento anni. Questo vuol dire eventi catastrofici di tutti i tipi: inondazioni e siccità , chilometri di costa ingoiati dal mare che si alza per lo scioglimento della calotta polare, fenomeni tropicali (uragani ecc.) anche nelle zone temperate come il Mediterraneo. E ancora, estinzione di numerose specie animali e vegetali, diffusione di infezioni , enormi problemi di approvvigionamento idirico. Se ora le guerre si fanno per accaparrarsi il petrolio, a breve scoppieranno per la conquista dell’acqua . E i primi effetti di tutto questo si sentiranno già tra 20 anni soprattutto in Asia e in Africa.
Che il problema stia diventando urgente lo si capisce anche da un altro indizio : la classe politica, italiana e mondiale, comincia ad occuparsene e a produrre leggi a riguardo. Negli ultimi tempi anche in Italia sono diversi i provvedimenti che mirano alla riduzione dell’inquinamento . Innanzitutto incentivando i consumi energetici alternativi. Meglio tardi che mai. (A.D.M.).
Il pianeta che scotta
Uno scenario apocalittico. E’ quello che emerge dal Rapporto Onu sul global warming. Da fermare subito Siccità, inondazioni, diffusioni delle malattie tropicali, estinzioni di massa di piante e animali .
Le anticipazioni sulla seconda parte del rapporto sullo stato del clima redatto dall’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) il gruppo di 2.500 scienziati che studia l’argomento su incarico dell’Onu – mettono i brividi. Rispetto al precedente rapporto, datato 2001, la situazione per il pianeta è drasticamente cambiata. In peggio. “I cambiamenti climatici – è scritto nel lavoro dell’Ipcc – stanno interessando i sistemi biologici di ogni continente”. Appena cinque anni fa si discuteva di quali sarebbero stati gli effetti del surriscaldamento globale, oggi i segnali del cambiamento sono già evidenti. “Le conseguenze del riscaldamento sono già in atto e stanno subendo un’accelerazione rispetto a quanto ci aspettavamo”, afferma Patricia Romero Lankao, del National Center for Atmospheric Research.
Benefici effimeri…
Ci si deve preparare al peggio, senza farsi ingannare da qualche effetto positivo che pure ci sarà. Nel breve periodo, infatti, il clima più mite metterà a disposizione più cibo, grazie alla possibilità di diffondere le coltivazioni agricole alle latitudini più settentrionali. Ma sarà un beneficio temporaneo, perché entro il 2080, secondo il rapporto, saranno centinaia di milioni le persone colpite dalla carestia.
… e poi la catastrofe
Lo scenario prospettato è apocalittico. Entro la fine del secolo circa tre miliardi di persone, in Africa, in America Latina e in Asia soffriranno per la siccità e la mancanza d’acqua. Le fasce più povere della popolazione saranno a rischio di malnutrizione e dissenteria. Le malattie tropicali, come la malaria e le febbri emorragiche, già attualmente in espansione, si diffonderanno nel globo.
I ghiacciai d’Europa sono destinati alla completa scomparsa. Entro i 2050 stessa sorte dovrebbe interessare anche i ghiacci del Polo Nord. A causa del cambio climatico sono a rischio d’estinzione circa la metà delle specie vegetali europee. Gli orsi polari, presto, potranno essere visti unicamente negli zoo. La progressiva riduzione del loro habitat, la banchisa polare, li sta condannando a una rapida scomparsa.
Negli oceani, acidificati per eccesso di anidride carbonica, le morie di pesci si ripercuoteranno sulla catena alimentare dell’intero pianeta. La crescita del livello delle acque per lo scioglimento dei ghiacci provocherà forti inondazioni. Gran parte delle città costiere dovranno essere abbandonate. Un altro fenomeno che causerà migrazioni di massa.
I danni del riscaldamento globale ammonteranno al 20% del Pil mondiale.
Una generazione per cambiare
Il rapporto lascia aperto un piccolo spiraglio alla speranza, ma alla sola condizione di una forte inversione di marcia . “Se entro una generazione – affermano gli scienziati del pannello Ipcc – si riducessero le emissioni di anidride carbonica e il livello di gas serra in atmosfera si stabilizzasse, i peggiori impatti sul pianeta si potrebbero evitare, anche se molti effetti sugli ecosistemi potrebbero ugualmente verificarsi”.
Collasso anche economico
Le tetre previsioni trovano conferma in altri due dossier resi noti sul finire del 2006: il rapporto Stern e il rapporto Peseta (Projections of economic impacts of climate change in sectors of Europe based on bottom-up analysis). Sono due ricerche europee, la prima commissionata da governo inglese, la seconda dall’Unione europea. Rispetto al rapporto dell’Ipcc sono stati maggiormente valutati gli effetti economici del cambiamento climatico .
Secondo il dossier redatto dall’ex dirigente della Banca mondiale, Nicholas Stern, il mondo rischia di andare incontro a un collasso economico molto peggiore di quello del 1929 . I costi degli interventi per risanare gli effetti della siccità, delle inondazioni, dei fenomeni estremi come uragani e ondate di caldo, nei prossimi decenni rischiano di costare fino al 20% del Pil mondiale . La conclusione del rapporto è un pressante invito ad agire, perché costa molto meno intervenire oggi , piuttosto che curare i danni domani.
La Gran Bretagna ci prova
Consiglio che intende seguire il premier britannico Tony Blair . In questi giorni il governo di Sua Maestà ha presentato una bozza di legge che prevede l’ obbligo di ridurre del 60% entro il 2050 , l’emissione di biossido di carbonio . Il piano punta sulle fonti alternative e sul risparmio. Una scelta azzardata? Giudicando con occhi miopi si potrebbe dire di sì. Eppure se una delle maggiori potenze industriali del mondo sta per imboccare questa strada c’è da porsi almeno il dubbio che esistano dei motivi piuttosto seri.
Il global warming in Europa
Non bastassero i rapporti Ipcc e Stern, che rappresentano già circa i 95% degli scienziati che si occupano dell’argomento, c’è anche il già citato dossier Peseta . Questo lavoro ha esaminato l’impatto del global warming focalizzando l’attenzione sull’area europea. Il territorio maggiormente colpito sarà il bacino del Mediterraneo : i paesi che si affacciano su questo mare andranno incontro a una progressiva desertificazione del territorio. Italia compresa.
Il pianeta che scotta
L’uso su scala nazionale di lampadine a basso consumo ridurrebbe la CO2 di 6,5 milioni di tonnellate l’anno
Turisti addio
Anche il sistema economico subirà lo stress da clima. L’aumento delle temperature – si legge nel rapporto della Commissione europea – avrà un impatto negativo sull’agricoltura, ma soprattutto sul turismo. Il popolo di vacanzieri diserterà le infuocate terre del Sud Europa e preferirà il più mite Nord. Se ciò si avverasse è facile immaginare quale potrebbe essere l’impatto sulla più grande industria del nostro paese che è proprio quella turistica.
Puntare sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica
Qualunque documento si legga, che sia il rapporto Onu, il Peseta o Stern, le prospettive per il futuro non sono buone. Anche in considerazione che, con la crescita dei paesi emergenti, India e Cina su tutti, le emissioni di gas serra potrebbero addirittura aumentare ben oltre le attuali previsoni.
Tornando a Blair si può dire che la scelta che sta prendendo non è assolutamente avventata. Gli sforzi e gli investimenti sul fronte dell’inquinamento renderanno il Regno Unito leader nelle tecnologie a basso impatto ambientale. Un settore questo che, secondo molti analisti, sarà la killer application dei prossimi decenni. Già ora molte industrie del settore idrocarburi stanno aumentando considerevolmente gli investimenti sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie a basso consumo. La scelta del governo britannico può essere considerata coraggiosa ed estremamente razionale. La speranza è che faccia da apripista, da traino per l’Europa – che sta già varando, peraltro, un piano per la riduzione delle emissioni – e per tutti i paesi industrializzati, in primis Stati Uniti e Giappone.
Ognuno può fare la sua parte
Aspettando le decisioni dei governi, ognuno di noi può comunque incidere sull’inquinamento puntando sull’energia alternativa meno inquinante che esiste: il risparmio.
Certi comportamenti sono molto più decisivi di qualsiasi legge. “Se in Germania – ha recentemente dichiarato il cancelliere tedesco Angela Merkel al quotidiano Süddeutsche Zeitung – fossero sostituite tutte le lampadine tradizionali con quelle a risparmio energetico, l’emissione di anidride carbonica sarebbe minore di 6,5 milioni di tonnellate all’anno”. Una quantità enorme, soprattutto rispetto al piccolo sacrificio richiesto al singolo cittadino (sul tema dell’uso consapevole delle risorse la Commisione europea ha redatto un’utile guida online ).
L’approccio al consumo di energia ma anche di acqua, viste le previsioni, va radicalmente cambiato. Ed meglio che sia fatto ora, quando è ancora una libera scelta, piuttosto che domani, quando sarà reso obbligatorio dagli eventi e, con tutta probabilità, da interventi ex lege.
Fabio Cavallotti