Sacsayhuaman. Nel periodo incaico veniva definita “casa del Sole” ed era un centro religioso di grande importanza nella tradizione locale; ad un primo colpo d’occhio, sembra una fortezza, a causa della sua posizione e della sua forma, e questa è stata l’impressione che hanno avuto anche i primi Spagnoli.
Dove si trova
Il sito archeologico di Sacsayhuaman non si trova nel centro storico di Cusco, bensì in posizione elevata, a un kilometro circa dal punto panoramico di San Cristobal, adiacente alla parrocchia omonima. Il luogo stesso è affascinante, e si può raggiungere a piedi con una camminata in salita (non dimentichiamoci che il sito si trova a 3.600 metri s.l.m.) di 40 minuti circa (o 15 minuti in bus), oppure attraverso i servizi di un’agenzia.
Nei suoi dintorni si trova anche la statua del “Cristo Bianco” (alta 25 metri), dalla quale si può godere di uno straordinario panorama sulla città di Cusco.
Orari: 7.00 – 18.00 tutti i giorni
Biglietto d’ingresso: sito incluso nel biglietto turistico. Generalmente le agenzie offrono dei tour di mezza giornata che comprendono tutte le visite ai siti dei dintorni di Cusco.
Significato del nome
Sacsayhuaman è una parola composta: in lingua quecha “sacsay” significa saziarsi, mentre “huamán” è il falcone. Il falco è un uccello di rapina molto presente nelle Ande peruviane, ed era il protettore del primo leggendario inka “Manco Capac”. Huamán è ora un cognome molto diffuso tra gli abitanti della sierra meridionale di chiara discendenza nativa.
Si dice che la struttura urbanistica iniziale avesse la forma di un puma, e che Sacsayhuaman ne rappresentasse la testa; quindi alcuni ritengono che anche il nome contenesse la radice “uma”: testa.
Descrizione del sito
Si pensa che questo sito sia stato costruito in settant’anni tra il XIV ed il XV secolo, probabilmente su ordine dell’inka Pachacutec; secondo alcuni calcoli, la sua edificazone richiese la partecipazione di almeno 20.000 uomini. Probabilmente si trattava di prigionieri di popolazioni sconfitte, oppure di lavoratori che prestavano il loro ributo, sotto forma di lavoro obbligatorio turnario, allo stato.
La costruzione è disposta su tre piani (a rappresentazione dei tre mondi della visione andina), i cui muri si caratterizzano per l’imponenza dei blocchi di pietra utilizzati: alcuni pesano anche decine di tonnellate, ma sono stati levigati e preparati con un livello di perfezione tale da combaciare perfettamente tra di loro.
La solidità dei muri esterni, unitamente alla posizione strategica, hanno fatto pensare ad una funzione difensiva (da qui il nome di “fortezza”), ipotesi poco verisimile per due motivi: le sue dimensioni sono sproporzionate rispetto alle ipotetiche dimensioni di un attacco esterno, sferrato da popolazioni che utizzavano solo armi rudimentali come fionde e frecce, e la presenza di un centro cerimoniale nella parte più elevata; inoltre, solo una funzione religiosa-rituale può giustificare lo sforzo ciclopico mirato a realizzare una costruzione di tali imponenti dimensioni.
La prima muraglia è senza dubbio la più impressionante, perchè ha una disposizione zigzagante, ed è realizzata con pesanti blocchi di pietra di andesita (molto dura e difficile da lavorare) finemente squadrati e perfettamente incastonati tra di loro. Vi sono solo tre varchi d’ingresso.
Di fronte al complesso si trova una formazione rocciosa dalle superfici che presentano curiose modulazioni e curvature a forma di scivolo, chiamato “Suchuna” o “rodadero”, in spagnolo. Nella parte settentrionale della spianata risalta il cosiddetto “trono dell’Inka”, successione di scanni intagliati nella roccia, e poco distante, si possono ammirare i famosi tunnel o “chincanas”. Tra i due posti, si può ammirare un immenso deposito di forma circolare, circondato da muri di pietra.
Il 24 giugno in questa spianata si celebra la rievocazione dell’Inti Raymi, o Festa del Sole.