La Cittadella di Machu Picchu

La Cittadella di Machu Picchu rappresenta una delle principali creazioni urbane dell’architettura incaica, ed è una testimonianza indelebile dell’organizzazione e delle stupefacenti capacità ingegneristiche di quella civiltà, per la perfezione delle sue strutture e l’ubicazione rituale, strategica e inespugnabile. La sua inaccessibilità ne ha permesso la conservazione fino ai nostri giorni.

Dove si trova?

Si trova a 2.430 m s.l.m. in mezzo ad una foresta pluviale (rainforest), nella regione di Cusco, provincia di Urubamba, comune di Machu Picchu; comprende una superficie di 32.592 ettari, circondati dalle catene dei ghiacciai Salkantay al Sud e della Veronica a Nord.

Clima

Caldo ed umido, con una temperatura media annua di 16 gradi, temperature minime di circa 8 gradi e massime di 22. Piogge intense da novembre ad aprile.

A causa di queste condizioni climatiche, nella zona ci sono molti insetti, quindi si consiglia di tenere sempre con sè il repellente.

Orario d’ingresso:

Il sito archeologico è aperto dalle 6.00 alle 17.00

Come arrivarci?

In treno. Per tutte le informazioni relative al viaggio, Vi rimandiamo alla sezione trasporti; per i prezzi rimandiamo alla sezione tariffe.

Cronaca di viaggio

Machu Picchu è semplicemente spettacolare! Il viaggio in treno dura più o meno tre ora e mezza, ma l’aspettativa creata dal viaggio stesso fa’ sì che il tempo voli, nonostante la lentezza dei convogli ferroviari: il paesaggio che si scorge è meraviglioso: il treno avanza fra le montagne, e la vegetazione cambia gradualmente, fino ad invadere letteralmente il campo visivo, con la sensazione di essere completamente immersi nel verde. Allargando lo sguardo, si possono scorgere le cime innevate dei ghiacciai circostanti. Nella parte conclusiva del viaggio, la ferrovia costeggia il fiume. La stazione d’arrivo è il paesino di Aguas Calientes, villaggio moderno a marcata impostazione turistica, da dove partono i pullmini che in una ventina di minuti, attraverso una serie di stretti tornanti in salita, portano fino all’entrata della cittadella magica.

Una valida alternativa è arrivare ad Aguas Calientes (Machu Picchu Pueblo) in serata e pernottare in uno degli alberghi od ostelli del paesino, per poter ascendere al complesso archeologico di bel mattino (il sito apre alle sei, ma già dallo spiazzo antistante si gode di un panorama spettacolare, e il sole generalmente sorge verso le sette), per poter assistere al momento indimenticabile in cui il sole sorge tra le montagne. L’atmosfera, in quegli istanti, è davvero carica di magia, e lo spettacolo lascia i visitatori a bocca aperta. Non va dimenticato, infatti, che gli inka veneravano il Sole (Inti) e le costruzioni dei loro templi erano studiate proprio per questa funzione.

Descrizione del sito

La Scoperta: Lo studioso Hiram Bingham scoprì Machu Picchu il 24 luglio 1911, durante una spedizione organizzata dall’Università di Yale. In realtà la sua ricerca aveva come fine il ritrovamento della leggendaria città di Vilcabamba, che fu il baluardo della resistenza dei discendenti dei sovrani inca contro i conquistatori spagnoli (1536 – 1572).

Quando Bingham arrivò nella desolata località di Mandorbamba, nella valle dell’Urubamba, il contadino Melchor Arteaga gli raccontò che sulla cima della montagna Machu Picchu c’erano imponenti rovine. Per raggiungerle era necessario scalare ripidi pendii completamente coperti da una vegetazione foltissima.

Bingham l’ascoltò con scetticismo, infatti sapeva che in tutto il Perù esisteva un gran numero di leggende su «città perse», però chiese di essere condotto sul posto. Giunto sulla montagna, uno dei bambini delle due famiglie che abitavano lassù l’accompagnò nel luogo dove sorgevano gli impressionanti resti archeologici, avvolti da una folta vegetazione tropicale e abbandonati da secoli. Man mano che Bingham stupefatto scopriva Machu Picchu, annotava nel suo diario: «Chi potrà mai credere a quello che ho scoperto…».

A dire il vero,già dal 1875, il celebre esploratore francese Charles Wiener aveva sentito parlare delle rovine di Machu Picchu e ne aveva cercato inutilmente le tracce. Era anche certo che a Cuzco circolasse la voce di una «città perduta» sulla montagna Machu Picchu e che un abitante della zona, Agustín Lizárraga, con altri contadini, fosse stato lassù, però non c’è dubbio che Bingham fu il primo studioso che esplorò scientificamente la cittadella e ne fece uno dei monumenti archeologici più conosciuti del mondo.

Dopo la sua importante scoperta, Bingham ritornò a Machu Picchu negli anni seguenti (1912, 1914, 1915), accompagnato da altri scienziati, per studiare più dettagliatamente la topografia della zona.

Dai suoi scavi in diverse parti di Machu Picchu, non sempre ben realizzati, vennero alla luce 555 vasi di ceramica, 200 oggetti di uso comune in bronzo, rame e argento ed altri in pietra.

I reperti in ceramica testimoniano il notevole livello dell’arte incaica e gli ogggetti in metallo non sono da meno nella lavorazione. Nonostante non si siano trovati oggetti d’oro, il materiale raccolto da Binghain è sufficiente per dimostrare che la città di Machu Picchu fu indubbiamente costruita nell’epoca di apogeo degli Inca. La sua architettura da sola basta a dimostrarlo.

Il patrimonio archeologico scoperto a Machu Picchu è conservato nell’Università di Yale, meno gli oggetti ritrovati tra il 1914 e il 1915, che furono consegnati al governo peruviano e sono ora proprietà del museo nazionale.

Bingham scoprì anche altri complessi architettonici nella regione, come Sayacmarca, Phuyupatamarca, la fortezza di Vitcos e notevoli parti del «Cammino incaico».

Architettura

Machu Picchu si divide in due grandi settori, ciascuno dei quali ha una struttura architettonica differente, a seconda della funzione a cui era destinato: un settore agricolo e un settore urbano.

Il settore agricolo è caratterizzato da coltivazioni a forma di terrapieni, alcuni stretti, altri più ampi, che formano una scalinata sui fianchi della montagna. Esistono anche terrazze più piccole che probabilmente non erano destinate all’agricoltura ed altre un po’ più grandi che dovevano essere solo piattaforme di sostegno per le costruzioni. Le terrazze più grandi superano i 4 metri d’altezza. Delle scale di pietra inserite nei muri portano da un livello all’altro.

Il nucleo centrale di Machu Picchu si stende su una lunghezza di 800 metri, la metà dei quali era destinata all’agricoltura.

Il settore urbano comprende una grande piazza fiancheggiata a est e a ovest da due gruppi di costruzioni con strade a scalini che sommano un totale di 3000 gradini, un sistema idraulico di canali molto complesso, delle piazzette e degli accessi, ossia un insieme di costruzioni più o meno grandi che sono testimonianza di una notevole capacità ingegneristico-architettonica.

Le costruzioni sono rettangolari e di un piano; tutte seguono un disegno-base comune. Spesso se ne trovano alcune con tre sole pareti; queste ultime sono chiamate «Masma» o «Huayrana». Il portone e le finestre, secondo il modello architettonico incaico, sono trapezoidali, come pure le nicchie dei muri, in cui si collocavano gli idoli o altri oggetti. I tetti erano a uno o due spioventi, secondo la struttura della casa, ed erano coperti da tronchi d’albero e paglia («ichu»). Nei punti critici dei muri erano inserite delle pietre, in modo tale da assicurare il tetto alla costruzione.

Quasi tutte le pietre erano di granito e provenivano dalle zone vicine. Erano tagliate usando la tecnica incaica della scissione della pietra e, probabilmente, erano levigate con la sabbia. La finitura delle pietre era molto variabile; tra un edificio e l’altro e, a volte, perfino nel medesimo muro si possono vedere differenze tecniche ed estetiche notevoli.

Varie ragioni fanno pensare che originalmente i muri fossero ricoperti d’argilla; però anche solo con il taglio, la levigatura delle pietre e la loro unione senza connessioni si sono ottenute pareti di grande bellezza. Un esempio notevole dell’arte architettonica incaica è la parete centrale del Tempio Principale: i suoi blocchi si incastrano l’uno nell’altro con tale perfezione che possono essere solo il risultato di un complicato studio dei piani concavo e convesso, simile ad un puzzle di difficile soluzione.

La perfezione delle pareti di Machu Picchu supera ogni immaginazione, tanto da dar origine a spiegazioni mitiche, come la leggenda secondo la quale l’uccello Kak’aqllu avrebbe scoperto il segreto degli artigiani di Machu Picchu, però gli tagliarono la lingua, perché non lo rivelasse ai posteri. Un’altra leggenda parla di una pianta magica le cui foglie avevano il potere di sciogliere la pietra, permettendo così di plasmarla con tanta perfezione nella forma desiderata.

Si trovano anche delle figure scolpite, soprattutto in caverne. Esse avevano generalmente forme geometriche, ottenibili solo con una gran padronanza tecnica nel lavoro di taglio e squadratura delle pietre. A volte la scultura e l’architettura si fondono, come nella Tomba Reale.
Comunemente si parla di Machu Picchu come di una città, anche se gli abissi e le muraglie che la circondano, rendendola difficilmente accessibile, fanno pensare piuttosto ad una cittadella fortificata.

Manuel Chàvez Ballón crede che Cuzco e Machu Picchu siano state costruite secondo un piano comune. Fernando Cabieses afferma che a Machu Picchu si riflette il concetto incaico delle gerarchie, soprattutto negli altari, che furono consacrati ai tre mondi: Hanan (il mondo superiore), Hurin (l’inferiore) e Cay (il terrestre). D’altra parte, Victor Angles crede che il piano di costruzione di Machu Picchu corrisponda alla figura di un uccello con le ali aperte. Anche Federico Kauffmann Doig parla di «architettura zoomorfa» nelle Ande, risalente al periodo Chavín.